Vittoriale gratis il 2 marzo a chiusura delle celebrazioni dannunziane. Mostra sul Vate a Kyoto. E Mussolini pensò di mandarlo in Giappone
Tutti al Vittoriale il 2 marzo prossimo: l'entrata sarà gratuita e per tutto il giorno ci saranno varie iniziative per la conclusione dell'anno dannunziano, le celebrazioni per i 150 anni dalla nascita del Vate.
Ad anticipare la notizia dell'"Open Day" a Gardone Riviera è il presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, Giordano Bruno Guerri, che ieri ha tenuto una conferenza all'Istituto Italiano di Cultura di Tokyo che oggi ha replicato a Kyoto, dove si è aperta nel museo dell'Università la mostra su D'Annunzio (già tenutasi a Tokyo: "Il Mito di Gabriele D'Annunzio nel Giappone del Primo Novecento") focalizzata sul primo volo Roma-Tokyo ideato dal Poeta e realizzato dal pilota Arturo Ferrarin (in quanto D'Annunzio si concentrò sull'impresa di Fiume). Un gruppo di appassionati piloti, tra l'altro, sta pianificando di ripetere il raid Roma-Tokyo con un aeroplano d'epoca ricostruito nei minimi dettagli: un Sva, del tipo con cui D'Annunzio effettuò il volo su Vienna.
Guerri ha accennato al progetto di portare in mostra in Giappone le numerose testimonianze della passione per l'arte asiatica del Vate. E ha anche citato con soddisfazione il fatto che l'anno scorso D'Annunzio sia stato il poeta italiano più "cliccato" al mondo (secondo i dati di Google) dopo Dante. Nell'anno dannunziano, il Vittoriale ha aumentato gli ingressi del 7% (e Mondadori ne ha pubblicato l'Opera Omnia in e-book): Guerri ha sottolineato che è l'unico museo in attivo che non riceve contributi pubblici. Il rinnovato interesse per D'Annunzio, peraltro, ha generato qualche fenomeno collaterale negativo, come un traffico di false firme autografe contro il quale Guerri ha messo in guardia i collezionisti. Il presidente del Vittoriale si è anche dichiarato felice che l'immagine del Vate che lui cerca di promuovere stia prendendo piede: non certo un conservatore, non un protofascista, ma un innovatore in tanti campi, un libertario e un modernizzatore. E se l'impreseadi Fiume fu politicamente inquietante (come primo esempio di ribellione armata allo Stato), in concreto fu anche un anticipo del '68 nella tolleranza dei costumi (amore libero e omosessualità) e nella modernità della Carta del Quarnaro (divorzio, elettorato attivo e passivo per le donne, voto ai diciottenni).
La conferenza di Guerri anticipa la proiezione, sempre all'Istituto Italiano di cultura di Tokyo, di due film "dannunziani": "Cabiria" (1914) in edizione restaurata, con sottotitoli in giapponese e accompagnamento di pianoforte dal vivo, e "L'innocente" di Visconti tratto dall'omonimo romanzo.
L'INVITO DI MUSSOLINI AD ANDARE IN GIAPPONE. Se D'Annunzio non visitò mai il Sol Levante, gliene fu offerta un occasione ufficiale: lo confermano alcuni documenti conservati presso l'Archivio storico-diplomatico degli Affari Esteri, catalogati e conservati tra gli "Affari politici". «È sintomatico come l'iniziativa fosse partita proprio da Tokyo e successivamente trasmessa alle locali autorità italiane, a confermare cioè l'alta popolarità di cui il Poeta godeva in Giappone - osserva Silvia Zanlorenzi, ricercatrice all'Università di Tokyo e dottoranda in Storia delle relazioni internazionali all'Università di Trieste - L'iniziativa partì nel settembre 1924 con una richiesta rivolta direttamente all'ambasciata italiana, da parte del presidente del giornale Hochi, uno dei più autorevoli del Giappone, Machida Chuji; invito esplicitamente inteso da parte di quest'ultimo "a sviluppare sempre più l`amicizia già esistente tra Italia e Giappone"».
La richiesta venne inoltrata all'addetto navale Vincenzo Leone, con la proposta aggiunta, di un programma di visite e conferenze che avrebbe portato D'Annunzio anche a Kyoto. Come sponsor finanziario del viaggio, si sarebbe aggiunto anche il quotidiano Asahi, preventivando una somma complessiva di 5000 yen, pari a 50.000 lire italiane: la stessa, si teneva a sottolineare nell'invito, corrisposta a personalità del calibro dello statista Clemenceau. Prosegue Zanlorenzi: «La richiesta da Tokyo giunse a Roma per mano dell'Ambasciatore De Martino, e fu proprio Mussolini l'autore della missiva ufficiale spedita al Vittoriale, con la quale il 4 dicembre 1924 si informava il Poeta dell'iniziativa. Come periodo più adatto alla visita, veniva indicato l'ottobre del 1925, in concomitanza dell'esposizione di opere d'arte italiane contemporanee, promossa dal Ministero dell'Istruzione italiano e sotto l'alto patronato del Principe Nashimoto e del Barone Shidehara, Ministro degli Esteri del Giappone». Di seguito, il Duce concludeva: «Nel trasmetterTi tale invito ho presente il grande prestigio che deriverebbe al nostro Paese nell'Estremo Oriente una visita nel Giappone della maggiore Gloria vivente dell'Arte italiana. A te il decidere. Nell'attesa di conoscere la Tua risoluzione, Ti abbraccio con la vecchia cordialità». D'Annunzio, evidentemente, non accolse la sollecitazione del Duce.
Comunicato stampa Il Sole 24 Ore